L’uso massiccio di imballaggi in plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti che la nostra società deve affrontare. Fortunatamente, esistono diverse alternative sostenibili ai tradizionali imballaggi in plastica, che promettono di ridurre il nostro impatto sull’ambiente e di contribuire a creare un futuro più sostenibile.
Più della metà della popolazione mondiale pensa che l’inquinamento e il degrado ambientale siano motivo di grande preoccupazione. E quasi tutti credono che tutti dovremmo fare uno sforzo per ridurre la quantità di rifiuti, anche a rischio di sborsare qualche soldo in più. La plastica è universalmente percepita come altamente inquinante.
Per il futuro, rivela ancora la ricerca, le persone sono piuttosto proattive: suggeriscono l’uso di bioplastiche compostabili/biodegradabili (28 per cento), un ritorno alla rinfusa, vetro e carta (17 per cento), nonché quello agli imballaggi sostenibili (16 per cento).
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Imballaggi sostenibili, le alternative alla plastica che le aziende stanno cominciando ad adottare
La plastica, insomma, è da bandire. Come, quindi, realizzare imballaggi sostenibili? Ecco cosa offre oggi il mercato.
Amido di mais e oli vegetali
Insieme ad alcuni additivi creano una famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili, conosciute come Mater-Bi e brevettate da Novamont.
Questo prodotto è venduto in granuli ed è lavorabile in modo simile ad altre materie plastiche. Il processo di biodegradazione, effettuato da microrganismi, produce acqua, anidride carbonica e metano.
Viene utilizzato nella produzione di imballaggi, giocattoli, posate, stoviglie e sacchetti in bioplastica, in sostituzione dei tradizionali sacchetti in polietilene.
Cera d’api
Da tempo ormai, complici il già citato ritorno alla rinfusa e la ricerca di materiali riutilizzabili, una delle tendenze da applicare (a monte) è quella di utilizzare panni di cotone organico, trattati con cera d’api e olio, per la conservazione degli alimenti.
Il loro compito è azzerare il consumo di pellicole e contenitori usa e getta. E di conseguenza diminuire gli scarti di produzione e l’inquinamento da plastica.
Il panno può essere utilizzato per conservare i cibi (crudi o cotti) e posto a diretto contatto con il cibo ne permette la traspirazione, prevenendo così la formazione di umidità e muffe, mentre la cera contrasta la proliferazione batterica.
Alghe
In tempi recenti uno dei materiali più funzionali è un derivato gelatinoso chiamato agar, composto da alghe.
Facile da coltivare, questo polisaccaride ha un impatto ambientale minimo perché è un sottoprodotto della lavorazione delle alghe rosse.
Ed è già noto in cucina come gelificante naturale. Nel caso del confezionamento, con l’aggiunta di acqua può essere facilmente modellato, anche mangiato. E sciogliere usando solo acqua calda.
Foglie
Meno è meglio anche nella confezione. E qualcosa di questo lo sa la piccola catena di supermercati thailandese Rimping, che lo scorso anno ha rilanciato la buona abitudine di utilizzare foglie di banano al posto della pellicola per confezionare i prodotti nei negozi del nord del Paese.
Tenendoli insieme con un nastro di fibre naturali, ha ottenuto un risultato sostenibile al 100% e un look decisamente originale per tutti gli alimenti del reparto ortofrutta.
Ultime innovazioni
In cantiere, nuove carte da banco compostabili, formate da carta di pura cellulosa e Mater-Bi (sempre di Novamont) e biopolimeri di origine vegetale organica della startup faentina Iuv, ricavati da scarti dell’agroindustria e naturalmente biodegradabili, formano la base del sistema di imballaggio commestibile Columbus Egg.
Capace anche di allungare la shelf life di prodotti come frutta e verdura prevenendo la comparsa di muffe, lieviti e batteri.
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