Un nuovo accordo è stato raggiunto dai leader mondiali durante la Cop26. Si punta allo stop alla deforestazione entro il 2030.
“Questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”
Premier britannico Boris Johnson
Con un investimento di oltre 19,2 miliardi di dollari, i leader di oltre 100 Paesi, firmano la “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” e si impegnano a porre fine alla deforestazione entro il 2030. Tra i firmatari anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin.
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USA e il mea culpa di Joe Biden
Durante l’intervento americano, Joe Biden chiede scusa personalmente per la decisione del suo predecessore Donald Trump di uscire dall’Accordo di Parigi.
“Gli Usa non sono solo tornati al tavolo, ma guidano con l’esempio. Dobbiamo investire nell’energia pulita ed è quello che faremo, riducendo le emissioni entro il 2030”.
Non tarda ad arrivare, la delusione espressa dal Premier statunitense per la mancanza di ambizione della Cina.
La risposta della Cina
La risposta della Cina Il portavoce degli Esteri cinese Wang Wenbin, ricorda che negli ultimi 200 anni di industrializzazione, i Paesi sviluppati hanno avuto “una responsabilità ineludibile sulle emissioni di gas serra [e che] storicamente gli Stati Uniti sirifiutarono di ratificare il Protocollo di Kyoto” ritirandosi ulteriormente dall’Accordo di Parigi e minando quindi la fiducia e l’efficacia della cooperazione globale nell’affrontare il cambiamento climatico”. Infine, ha ricordato il portavoce, che “le emissioni cumulative pro capite storiche Usa sono otto volte quelle della Cina”.
Cina e India: rimandate al 2070
Per quanto riguarda le emissioni zero di Cina e India, la situazione è diversa. Infatti, il Premier indiano Modi durante il suo intervento al Cop26 ha affermato che “L’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero non prima del 2070“.
Entro il 2030, l’India si impegnerà a:
- ridurre di un miliardo di tonnellate le sue emissioni di gas nocivi;
- installare una capacità di 500 GW di energia rinnovabile;
- soddisfare il 50% della sua domanda totale di energia con fonti verdi.
E l’Italia? La realpolitik di Draghi al Cop26
“Il cambiamento climatico ha gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali, portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci” […].
Leader italiano, Mario Draghi
Inoltre, Draghi ricorda che l’Italia triplicherà il suo contributo, arrivando a 7 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, per aiutare i paesi vulnerabili, attivando i Diritti speciali di prelievo (SDRs) attraverso il Fondo monetario internazionale per contribuire alla promessa dei 100 miliardi. E anticipa l’annuncio da parte del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani di “un’iniziativa ambiziosa da parte dell’Italia”.
Certo è che non sarà per nulla facile mantenere gli accordi, visto che non è stato neppure raggiunto l’accordo tra i Paesi del G20 sulle zero emissioni nette al 2050. Sicuramente, come dichiarato da Mario Draghi, numerosi i paesi che hanno avuto comportamenti poco coerenti e che quindi hanno indebolito la situazione creata dai Paesi più virtuosi. Ma al contempo, ci sono paesi come l’India, che nonostante tutto, al G20 hanno aiutato molto.