In Europa, si stima che circa 300.000 persone siano vittime dello smog ogni anno, insieme a numerose malattie correlate. L’Italia, secondo i dati più recenti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), figura tra i primi paesi in Europa per il numero di decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico, con circa 47.000 morti all’anno attribuibili al PM2.5.
Questi numeri rappresentano un problema cronico che non può essere ignorato dalle istituzioni dell’Unione Europea. Recentemente, è stato raggiunto un accordo provvisorio su una nuova direttiva che prevede una significativa stretta sui livelli degli inquinanti più dannosi e il diritto al risarcimento per i cittadini colpiti.
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Inquinamento, l’Italia tra i paesi più colpiti in Europa
L’inquinamento atmosferico continua a mietere vittime in Europa, con l’Italia tra i paesi più colpiti. Oltre alle vittime dirette, vanno considerati anche altri problemi causati dallo smog e dalle polveri sottili.
Secondo Ermanno Greco, presidente della Società Italiana della Riproduzione (Sidr), le polveri sottili sono una delle principali cause di infertilità sia maschile che femminile, un fatto preoccupante in un paese come l’Italia che già affronta una forte denatalità. Questo commento è supportato dai dati di IQAir, che collocano Milano tra le città più inquinate al mondo.
Nuovi limiti entro il 2030
L’accordo provvisorio raggiunto dalle istituzioni europee introduce diverse novità significative, tra cui una riduzione dei limiti di inquinanti nocivi entro il 2030 e il diritto al risarcimento per i cittadini danneggiati dall’inquinamento.
Inoltre, sono previsti più punti di monitoraggio della qualità dell’aria nelle città e un miglioramento dell’accessibilità e della chiarezza delle informazioni riguardanti l’inquinamento atmosferico per il pubblico.
Tutti i governi europei saranno tenuti a redigere piani d’azione per migliorare la qualità dell’aria entro il 31 dicembre 2028, con l’obiettivo di rispettare i nuovi limiti entro il 2030.
Tuttavia, esiste una clausola che consente agli Stati membri di richiedere un rinvio del termine per il raggiungimento dei nuovi limiti entro il 31 gennaio 2029, su basi specifiche e sotto rigide condizioni. Questa deroga è stata ottenuta dal governo italiano, ma è stata criticata come l’unica “nota stonata” dell’accordo da parte di Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.
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